Uke No Gogenri
Come abbiamo già potuto intuire dalla lettura delle pagine precedenti, lo stile shitōryū è una combinazione di stili che tenta di unire le varie radici del karate. Da un lato, lo shitōryū ha la potenza e le posizioni lunghe e stabili degli stili derivati dallo shōrinryū, dall’altro, anche se in minima parte, usa movimenti circolari e diretti in otto direzioni, alterna tecniche “dure” e “morbide” e pone attenzione alla respirazioni, caratteristiche dello shōreiryū. Lo shitōryū è estremamente veloce ma può essere artistico e potente.
Lo shitōryū formalizza le cinque regole di difesa sviluppate dal M° Kenwa Mabuni:
Rakka 落花 (petali cadenti): il principio consiste nel bloccare con forza e precisione l’attacco dell’avversario senza lasciare la posizione in cui si ci trova. Per esempio, quando l’avversario porta un attacco di chūdan tsuki e chi riceve non si può muovere, quest’ultimo para con yoko uke sul posto.
Ryūsui 流水 (acqua che scorre): il principio consiste nello schivare l’attacco dell’avversario senza pararlo sul posto ma facendolo scorrere come l’acqua. Per esempio, ci si muove a destra o a sinistra, facendo fluire nella stessa direzione l’attacco dell’avversario con nagashi uke o yoko uchi.
Kusshin 屈伸 (elasticità): il principio consiste nel parare l’attacco dell’avversario piegando il proprio corpo, cambiando e/o abbassando la posizione del proprio corpo. Per esempio, si para l’attacco dell’avversario con koken uke, passando dalla posizione di moto dachi a quella di neko ashi dachi.
Ten I 転位 (trasporto): il principio consiste nel parare l’attacco dell’avversario con l’impiego di tutte le otto direzioni di movimento, spostandosi dalla linea di attacco. Per esempio, quando l’avversario porta un attacco di chūdan tsuki, non si para ma ci si muove su di un cerchio immaginario portando un contrattacco di ura mawashi geri sul lato esterno all’attacco.
Hangeki 反撃 (contrattacco): il principio consiste nel deviare l’attacco dell’avversario prima che questo venga completato, portando simultaneamente un attacco. I vari tsuki-uke esemplificano questo principio.